Maestra sì e notaia no? La parità di genere nei nomi professionali, perché anche il mondo HR dovrebbe occuparsene
- I nomi professionali femminili sono forme previste dalla lingua italiana e sono sempre esistiti, non si tratta di una moda recente;
- Si sente dire che alcuni femminili “suonano male” – di fatto perché non siamo abituati a sentirli, si tratta di un giudizio soggettivo e mutabile. Inoltre, a meno che non si stia scrivendo un poema, possiamo permetterci di sacrificare il nostro soggettivo senso estetico a favore di un linguaggio più preciso e adeguato;
- Non si tratta di una questione femminista, né di essere politicamente corretti (semmai la correttezza è di tipo grammaticale). La società sta cambiando e le lingue vive si adeguano. Se la parola sarta va bene per indicare chi ha confezionato il nostro abito, per quale motivo sarebbe da femminista chiamare sindaca chi presiede la giunta?
Inoltre, a costo di risultare pignoli, ricordare ai colleghi meno sensibili al tema l’esistenza dell’equivalente femminile, laddove si ostinino a impiegare il maschile sovraesteso. Se ritenuto necessario, creare delle linee guida interne volte a favorire un linguaggio non discriminante sul luogo di lavoro.
Non da ultimo, ogni volta che abbiamo un dubbio linguistico consultare un buon dizionario e cercare la voce femminile sotto al corrispettivo maschile.
Quali altre iniziative sta realizzando la tua azienda in questo ambito?
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Per approfondire:
https://accademiadellacrusca.it/it/contenuti/infermiera-si-ingegnera-no/7368
https://www.linguisticamente.org/nomi-femminili/
https://www.linguisticamente.org/nomi-femminili-2/
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