Come e perché la salute mentale influisce sulla cultura aziendale
Stressate, a volte depresse e senza nessuna speranza per il futuro: sono sempre più così le persone che vivono in Italia e che hanno ancora sulla pelle e soprattutto nella testa gli effetti di due anni di pandemia che si sono mescolati a problemi già esistenti. A dirlo sono i dati Istat e Ipsos relativi al 2021 e in attesa di capire com’è andato l’anno che sta per finire, quello che è doveroso chiedersi è: qual è il ruolo della salute mentale nelle aziende? Come influisce sulla cultura aziendale e che ricaduta ha sul business? E cosa oggi le aziende possono fare per i loro dipendenti?
Domande lecite, anzi possiamo dire più che legittime, con cui HR, ma anche CEO e manager devono fare i conti perché ogni persona che lavora 8 o più ore potrebbe avere un carico mentale ed emotivo di cui, anche se si parla di work-life balance e si attuano delle politiche in merito, in effetti non ci si rende conto.
I dipendenti portano in azienda sfide di vita personali
Ma si sta così male in azienda? “A dire il vero, a mio avviso le persone non stanno male in azienda, ma è lì dentro che portano delle sfide di vita personali che hanno una ricaduta sul contesto organizzativo. All’interno di quelle mura portano dei bisogni, che vanno esplicitati ma anche capiti perché siano integrabili con l’azienda”, spiega Marco Morelli, psicologo e responsabile del network di professionisti di Stimulus Italia, società di consulenza specializzata nel benessere psicologico nelle organizzazioni.
“Quello della salute mentale è comunque diventato un tema sempre più importante per via della pandemia, esisteva anche prima, ma ci sono voluti questi due anni perché si velocizzasse il tutto e si potesse parlare di cambiamento culturale. In questi anni non essendo più le persone presenti in ufficio, o solo parzialmente, ci si chiedeva ‘Cosa fanno? Cosa ci raccontano?’. Ecco perché molte aziende hanno cominciato a chiedere servizi di consulenza psicologica, che da un lato indicano un’attenzione alle persone ma dall’altro significa che si affidano a qualcun altro per risolvere il problema. Credo sia comunque l’inizio di un cambiamento culturale a livello organizzativo per cui ci si prende cura delle persone non prendendole in braccio o credendo che sia compito esclusivo dell’azienda – che sono due approcci estremi – ma dimostrando di tenerci davvero. Un HR deve avere in mente quali sono i bisogni delle persone dell’azienda”.
Tutte le esperienze personali sono integrabili con le aziende purché vengano viste davvero
Anche perché quello cui si assiste è una vera e propria inversione di tendenza. Mentre in passato si chiedeva ai dipendenti di lasciare il “loro zainetto” di esperienze personali all’ingresso e di riprenderselo una volta usciti dalle aziende, pensando dunque essenzialmente alle perfomance, adesso è importante che l’approccio cambi e tenga in considerazione altri aspetti.
“Diciamo che ci è sempre un po’ illusi che le persone non portassero quello che sono dentro le aziende, in realtà abbiamo sempre dovuto farci i conti, ma c’era una minore attenzione”, precisa Morelli. “Gli zainetti – chiamiamoli così – vanno visti bene e bisogna capire quanto quello che si vede è integrabile con le aziende. In realtà credo che ogni difficoltà possa essere integrabile in un’azienda, al netto di vederla davvero senza cercare di cancellarla. Anche perché non sono le difficoltà personali a rendere un lavoratore bravo o meno. Ci sono tantissime persone bravissime sul lavoro che hanno tanti disastri in famiglia, solo per fare qualche esempio”.
Salute mentale e cultura aziendale si contaminano a vicenda: ecco come
E questo in che modo può influire sulla cultura aziendale? “Innanzitutto per il fatto che le persone comprendono che possono portare le proprie difficoltà senza rischiare di essere compatite o cacciate. Sentendosi accolte, vivranno il tutto in maniera meno pesante e lavoreranno meglio. Cosa che vale anche per la maternità. Capire che una persona che ha avuto un bambino ha acquisito nuove competenze, anche se è meno disponibile a lavorare fino a tardi, è importante”.
Quello che possiamo dedurre, dunque, è che salute mentale e cultura aziendale si contaminano a vicenda, e molto più di quanto si creda, basti pensare a un leitmotiv di questo 2022 e di parte del 2021: la Great Resignation o all’italiana Grandi Dimissioni.
Il purpose deve essere chiaro e inequivocabile oltre che vero
“Ha avuto e ha a che fare con quello che le persone cercano nei contesti aziendali, anche se da un lato non credo che le persone ne siano consapevoli, dall’altro con il tempo questo aspetto emerge sempre di più. In generale possiamo dire che le persone vogliono esprimere le loro potenzialità nella ‘maniera più tranquilla’ possibile pertanto cercano un luogo in cui stare bene. Ecco perché il compito dell’azienda è di esplicitare il proprio purpose, ossia lo scopo, che deve essere chiaro e inequivocabile sia dal punto di vista del business che della gestione delle persone. Tanto più sono brave a esplicitarlo tanto più le persone possono sposarlo. Purché sia vero, altrimenti si percepisce uno scollamento. Questo è a mio avviso il primo passo: rendere esplicita la cultura aziendale per poi dare modo alle persone di cogliere quanto sia in linea con il loro progetto di vita. Che è poi il secondo step: è l’eventuale consonanza o dissonanza che fa davvero il gioco finale”.
Il ruolo dei manager rispetto alla salute mentale
Questa cura e attenzione alle persone, continua Morelli, “sta cominciando a esserci anche dal punto di vista manageriale. Anzi il vero cambiamento sarà quando chi gestisce altre persone oltre a valutarne la performance abbraccerà del tutto questo aspetto. Ciò non significa che i manager debbano essere degli psicologi: a loro non spetta le responsabilità di un percorso di cambiamento, ma il fatto di mettere l’attenzione e la cura tra le priorità ha un senso di responsabilità sociale. E le aziende ovviamente hanno anche il loro tornaconto: le persone si sentono ingaggiate, ascoltate e lavorano meglio”.
Senza dimenticare che oltre che un tema di attrattività di talenti, tutto questo vale anche in ottica di retention delle persone come conferma lo psicologo: “Formare una nuova persona costa certamente di più, pensare al suo benessere ha un costo indubbiamente inferiore”.
Genitorialità, chiarezza dei ruoli e contesto organizzativo tra i temi che preoccupano i lavoratori
Tra le persone cui Stimulus ha prestato i propri servizi psicologici su richiesta delle aziende è emersa, nel 2021, una richiesta piuttosto consistente nell’affrontare tematiche personali anziché legate all’azienda. Un tema particolarmente sentito è quello della genitorialità.
Aspetto che, come sappiamo, coinvolge anche il work-life balance, il welfare e altri servizi pensati apposta per i genitori così come può influire sul lavoro di team. “Che ci sia un forte sbilanciamento verso le tematiche personali tra chi si rivolge ai nostri servizi ha stupito anche me, ma questo dipende dal fatto che probabilmente le aziende che si sono rivolte a noi fanno spesso indagini di clima che evidenziano gli aspetti diciamo più legati all’organizzazione. Quanto alla genitorialità è un tema caldo all’interno del processo evolutivo di una persona che riguarda non solo l’essere genitore, ma anche la gestione del tempo. Le persone si chiedono: ‘Il mio essere madre o padre quanto si sposa con il mio essere un lavoratore?’. Toglie tempo? Devo sentirmi in colpa? E questo ha che fare anche con la cultura aziendale: se è una cultura di performance potrei cogliere, come dicevo, tutte le nuove competenze del genitore e legarle a un miglioramento del lavoro. Così come se si punta davvero sulla flessibilità, si riesce a trovare un modo per organizzare al meglio il tutto”.
Quanto alle tematiche legate alla professione, sono emerse durante le sedute psicologiche le problematiche legate al contesto organizzativo così come alla mancata chiarezza dei ruoli e delle attività da portare avanti. “Questo dipende dal fatto che spesso la comunicazione interna crea dei grossi fraintendimenti. La fatica maggiore per una persona non è data tanto da quello che svolge, ma da quanto è chiaro l’obiettivo, a chi deve rendere conto e così via. Questo crea molti ‘affaticamenti’ e gli stessi manager non pensano a quanto comunicare bene sia importante. E vale anche per la cultura aziendale: se è chiara, tutti remiamo nella stessa direzione, anche per il lavoro concreto di ogni giorno. Quanto al contesto organizzativo, c’è un tema di controllo e di carico di lavoro. Una persona che è piena di cose da fare e ne è consapevole può sopportare momenti di questo genere, ma è quando questo carico è frutto di una richiesta esterna che può peggiorare il tutto. Cosa succede se poi non riesco a ottenere quanto prefissato? E cosa succede quando diventa un peso? In tal caso è importante rendersene conto per tempo”.
Anche perché si tratta di situazioni che possono portare a delle conseguenze psicologiche non da poco, come il burn out, il bore out e tanto altro.
Cosa possono fare le aziende per la salute mentale
E quali sono oggi gli strumenti che le aziende possono mettere in campo per affrontare la situazione della salute mentale e l’influenza che può avere sulla cultura aziendale?
“Credo che il servizio psicologico sia ovviamente importante ma deve arrivare successivamente. Quello su cui bisogna investire in primis è il fatto che i manager debbano avere tutti gli strumenti per dare questa attenzione alle loro persone”.
People first, infatti, non è più solo un modo di dire, ma anche un vero e proprio HR Trend per il 2023.
Continua ancora Morelli: “I manager dovrebbero saper rispondere a questi interrogativi: ‘Come ci tieni alle persone? Cosa pensi debbano portare in azienda e cosa può essere loro utile?’. Senza dimenticare che la cultura organizzativa si esplica in particolare nei team.
Servono oggi più che in passato delle competenze ‘umane’, ossia di attenzione e di cura. I manager devono avere una certa curiosità nei confronti dei collaboratori, conoscerli e capire come farli stare meglio. Credo sia sempre più necessario comprendere, anche con una formazione di tipo esperienziale, come comportarsi in certe situazioni. Se un tuo collaboratore ti fa notare un certo aspetto, cosa fai? Chi attivi? Si parla sempre più di competenze non solo di processi, ma di gestione delle persone. Una volta che ci si attiva in questo modo, i servizi di supporto psicologico possono fare molto, ma prima bisogna cambiare a un livello più alto”.
Come dire: se è vero che la salute mentale e la cultura aziendale si contaminano a vicenda, è importante che tutti gli attori di un’azienda siano coinvolti in questo cambiamento che deve essere radicato, profondo e totale.