Creare una cultura positiva dell’apprendimento: ecco perché valutare il ROI of learning

C’è una parola, o meglio dire un acronimo, ROI, che sta per Return on Investment, molto utilizzata nel mondo del marketing e del digitale, ma che spesso non si associa alla formazione e all’apprendimento. Eppure valutare l’impatto che ha l’investire su corsi di formazione per aiutare i dipendenti ad accrescere le loro competenze o impararne di nuove, è fondamentale. Perché? Perché solo analizzando quanto nella pratica questo investimento comporti nella crescita del business si capisce se è valido, se bisogna continuare a farlo o come “aggiustare il tiro”.

Non basta infatti solo dire che la formazione è importante per le persone, ma bisogna comprendere in quale misura lo sia. Per loro e per l’azienda.
Cerchiamo di capire come fare e quali aspetti considerare partendo con l’analisi del contesto in cui si inserisce oggi l’apprendimento.

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Cosa significa fare formazione nel contesto attuale

Grandi dimissioni, persone che lasciano il lavoro senza avere valide alternative e allo stesso tempo mancanza di competenze sono tutte caratteristiche del mondo del lavoro attuale segnato dalla pandemia.

In merito alle skill mancanti, poi, come emerge da un sondaggio condotto da PwC, queste pesano considerevolmente sul business di un’azienda: 8 CEO su 10 affermano che avere personale senza le “giuste” skill minaccia le prospettive di crescita delle diverse attività. Un problema che, però, non riguarda solo gli amministratori delegati, ma tocca anche i lavoratori che spesso non si sentono all’altezza della situazione né pensano di poterlo essere in futuro. Basta guardare alle risposte che 7000 dipendenti hanno dato a Gartner, società statunitense che si occupa di consulenza strategica, che chiedeva loro di autovalutare il proprio livello di competenze. Ebbene, il 70% dei rispondenti ha affermato di non avere le skill necessarie per svolgere il lavoro attuale e l’80% di non averle per una carriera futura.

Ecco che in tutto questo si inserisce il ROI of learning. Progettare dei corsi in azienda è importante, ma bisogna capire che è necessario creare una vera e propria cultura dell’apprendimento. E questo per fare in modo che non sia solo finalizzato a se stesso e alla voglia di allargare gli orizzonti, ma sia integrato con il lavoro e soprattutto tenga conto di quello che le persone apprezzano e ritengono utile.

ragazza che presenta alla lavagna

Speexx realizza progetti di formazione e valutazione linguistica blended a distanza per le aziende. Aiutiamo le grandi organizzazioni in tutto il mondo a incrementare la produttività attraverso il miglioramento delle competenze comunicative dei propri dipendenti.

Come valutare il ROI of learning: costruire una cultura dell’apprendimento

Se il ROI è dato dalla seguente formula benefici economici – costi del programma / costi del programma x 100 bisogna sicuramente avere chiari quali sono gli obiettivi per cui si organizzano dei corsi e se effettivamente questi contribuiscono a raggiungerli.

Ecco alcuni aspetti da considerare per capire se si sta creando una cultura dell’apprendimento e valutare quanto la formazione “renda” all’azienda:

1) persone più “committed” ossia impegnate in quello che fanno. Una cultura dell’apprendimento positiva e che fornisca le competenze di cui i lavoratori sentono di avere il bisogno, li porta a essere più attenti alla loro attività, a impegnarsi maggiormente e di conseguenza a essere più produttivi. Ma questo solo se effettivamente imparano quanto serve loro per il lavoro;

2) migliori prestazioni: collegato al primo punto, ciò comporta un aumento di clienti e  una maggiore proattività;

3) apertura mentale: chi acquisisce delle competenze nuove è come se avesse una sorta di “epifania”: intuisce che c’è dell’altro oltre al lavoro standard e questo genera quell’entusiasmo che porta ad allenare il pensiero laterale. Succede grazie a corsi di lingua come quelli organizzati da Speex, per esempio, perché quando si apprende una lingua prima sconosciuta si entra in contatto con una cultura che può stimolare, portare a delle riflessioni e di conseguenza a cambiare in meglio il proprio modo di lavorare. Bisogna però fare attenzione a tenere sempre acceso quell’entusiasmo anche con attività diverse dalla formazione;

4) maggiore “agilità”: vale a dire che chi si sente parte di una cultura dell’apprendimento positiva, non ha particolari problemi a lavorare su più progetti con team diversi dal solito, a collaborare con il cliente in modo continuativo e costruttivo e a sperimentare nuove modalità;

5) riduzione del turnover del personale: sapere che un’azienda investe sulla formazione dei dipendenti e li aiuta, per ritornare al sondaggio di Gartner, ad avere sia delle skill immediatamente spendibili che per migliorare la loro carriera futura, porta le persone a sentirsi più “legate” e coinvolte. E si guarderanno meno intorno per cercare un nuovo lavoro.

Per ottenere tutto questo è importante confrontarsi con i dipendenti, monitorare il loro percorso personale, capire quali sono le loro aspirazioni – non tutti vogliono una carriera ascensionale, ma magari vogliono “crescere” – e come la formazione possa davvero essere di aiuto in tutto questo.

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