In alcune aziende il venerdì è il nuovo sabato | Arriva la settimana corta in cui si va al lavoro quattro giorni
In alcuni luoghi di lavoro il venerdì non è più l’ultimo giorno della settimana lavorativa. L’idea di lavorare quattro giorni a settimana se non è, ancora, molto diffusa nella concreta gestione, di certo è molto presente nei manifesti dei partiti e nelle agende dei governi in Europa e oltre.
Oltre alla certezza dello smart-working come metodo che rimarrà anche in questa nuova normalità post pandemica, qualcos’altro è emerso con altrettanta chiarezza: i lavoratori sono esausti, il burnout è stato dichiarato un rischio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e le persone stanno lasciando il loro lavoro in massa seguendo l’ormai famosa tendenza soprannominata “grandi dimissioni”.
Ma perché le aziende dovrebbero pagare le persone con gli stessi stipendi per lavorare meno ore? Che cosa ci guadagnano? A guardare i primi dati, ci guadagnano qualcosa di molto prezioso: l’aumento della produttività. E non a scapito del benessere psicologico dei dipendenti, anzi.
La settimana corta aumenta benessere e produttività dei lavoratori
Sembra quindi che si abbia bisogno di tre giorni di riposo. E a rivelare che lavorare meno ore non vuol dire lavorare di meno ci pensano i sondaggi, che dicono proprio il contrario: lavorare meno ore settimanali rende i lavoratori migliori nelle loro prestazioni e produttività.
Per esempio, uno studio del 2014 dell’Università di Stanford ha suggerito che la produttività crolla dopo aver lavorato 50 ore a settimana e altri esperti segnano le 35 ore come tempo di lavoro ottimale. Uno studio del 2015 inoltre ha dimostrato che i lavoratori passano fino a 2,5 ore al giorno a svolgere altre attività durante le ore di lavoro. Una ricerca condotta in Islanda invece, dal 2015 al 2019, ha seguito più di 2.500 dipendenti pubblici passati da settimane di 40 ore a 35 con la stessa paga: i ricercatori hanno scoperto che negli uffici la produttività è rimasta la stessa o è addirittura migliorata.
Si sa inoltre che lavorare per molte ore ha un costo per il benessere. Un orario più breve, che permette alle persone di sentirsi riposate e di passare meno tempo distratti dai “compiti personali” sul posto di lavoro, ha un impatto positivo sul benessere, oltre a tenere alla larga il burnout, la noia e la depressione. Uno studio del 2021 che ha seguito i lavoratori svedesi per ben dieci anni ha mostrato che la riduzione dell’orario di lavoro riduce lo stress e le emozioni negative.
La mappa dei paesi dove si sta pensando alla settimana corta
Il 14 febbraio scorso il governo belga ha accettato di dare ai dipendenti la possibilità di comprimere le 38 ore lavorative previste dalla legge in quattro giorni, a condizione che i loro capi siano d’accordo. In Spagna, il governo sta progettando un esperimento biennale che dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno, in cui fino a 300 aziende ridurranno le ore di lavoro mantenendo gli stessi salari. Stessa storia per almeno tremila lavoratori del Regno Unito che partecipano per sei mesi a questa sperimentazione.
Ma la lista dei paesi interessati continua. Il primo ministro portoghese António Costa ha fatto della settimana lavorativa di quattro giorni una promessa chiave della sua campagna elettorale. Sanna Marin, la premier finlandese, ha lanciato l’idea prima di diventare primo ministro, anche se il suo governo non l’ha ancora portata avanti. L’Islanda ha esteso l’orario di lavoro ridotto a tutti i dipendenti pubblici, dopo aver osservato un miglioramento del benessere e della produttività dei lavoratori.
E non è solo l’Europa. La premier neozelandese Jacinda Ardern ha suggerito che la settimana corta è anche un modo per stimolare il turismo interno, che ancora risente del calo degli spostamenti dovuto alla pandemia. Negli Stati Uniti, il deputato democratico Mark Takano ha introdotto un disegno di legge che ridurrebbe le ore di lavoro da 40 a 32, e ha ottenuto il sostegno di 100 progressisti per discuterne alla Camera.
Niente panico: c’è anche l’Italia
L’Italia non è esclusa dalla lista dei paesi in cui si riflette sui benefici della settimana lavorativa di quattro giorni. Anche se il primo esperimento viene da una multinazionale, Mondelez International, l’esperimenot è portato avanti nella sede italiana di Milano.
A partire dal mese di marzo, infatti, è stato avviato il progetto Workplace of the Future. In una nota la società ha affermato che questo “consiste in un approccio olistico alla flessibilità in termini di luoghi e tempi di lavoro e di riposo”. Tra le novità previste dall’iniziativa c’è proprio la possibilità di scegliere se distribuire le ore settimanali di lavoro su 4,5 giorni lavorativi. Oltre a questa possibilità, i dipendenti possono scegliere se lavorare in sede oppure di implementare lo smartworking seguendo un modello ibrido e anche di pianificare le ferie senza chiusure imposte dall’alto.