Intervista a Chiara Bisconti | Il lavoro agile fa bene alle persone e propone un’idea nuova di tempo
“Il lavoro agile, o ibrido, ha il grande vantaggio di proporre un’idea nuova di tempo. Tempo di lavoro e tempo di vita”. Chiara Bisconti, consulente per le risorse umane e a lungo manager in una multinazionale, ex assessora per il benessere e la qualità della vita del Comune di Milano, parla degli aspetti positivi dello smartworking da oltre dieci anni e nel 2021 ha scritto il libro “Smart agili felici. Il nuovo modo di lavorare che libera la vita”.
Ci sono ancora dei pregiudizi legati al lavoro agile, ci ha spiegato, “e sono tutti legati alla persistenza nel nostro sistema lavorativo della cultura del controllo a vista”. Ma le persone lavorano bene “se sono motivate e coinvolte, non se si trovano fisicamente vicino a chi deve supervisionare il loro lavoro”.
In Italia per avere un’accelerata verso il lavoro agile ci è voluta una pandemia, perché non ci abbiamo pensato prima?
In realtà ci avevamo pensato. In Italia c’è una legge del 2017 che disciplina il lavoro agile. Era però il risultato di iniziative di multinazionali che possiamo definire già avanti dal punto di vista della cultura manageriale. Anzi in alcune aziende si parla di lavoro agile dagli anni 2000. Era però un fenomeno sperimentale e di nicchia. La pandemia lo ha accelerato e lo ha portato alla conoscenza di tutti, pur con la distorsione di lavorare per forza da casa e non da altri luoghi. Di sicuro la pandemia ha tolto gli alibi a tutti quelli che dicevano che non si poteva fare in modo massiccio e che non poteva funzionare.
Ci sono ancora dei pregiudizi legati al lavoro agile?
Sì e sono tanti, tutti legati alla persistenza nel nostro sistema lavorativo della “cultura del controllo a vista”. Non è ancoa diffusa in ogni ambito una cultura manageriale più sofisticata che non passa attraverso questo tipo di controllo ma attraverso una corretta pianificazione e una definizione chiara degli obiettivi. La paura rispetto allo smartworking rimane quella della mancanza del controllo a vista che però è una paura infondata. Le persone infatti lavorano bene se sono motivate, coinvolte, se si sentono valorizzate e responsabilizzate, non se si trovano fisicamente vicino a chi deve supervisionare il loro lavoro.
Il lavoro agile facilita oppure ostacola la visione integrata tra vita e lavoro?
Il lavoro agile, o ibrido, ha il grande vantaggio di proporre un’idea nuova di tempo. Tempo di lavoro e tempo di vita. Per questo si parla oggi proprio di integrazione, e non più di equilibrio, tra vita privata e lavoro, come se non ci dovesse essere per forza una vita di continui strappi per conciliare le due cose. Il rischio di ostacolare una visione integrata si corre quando il lavoro agile è fatto male.
Quali sono gli elementi che ci fanno capire che siamo davanti a un lavoro agile scorretto?
Purtroppo durante la pandemia è stato così. Lo smartworking si è ridotto a un lavoro da casa, magari con orari indefiniti, rimanendo sempre connessi, dalla mattina alla sera, in concomitanza con i lavori di cura e di casa da portare avanti allo stesso tempo. Questo non ha nulla a che vedere con il lavoro agile, che anzi è l’unico modo per evitare tutto quello che molti subiscono ancora oggi, soprattutto donne, perché non è facile conciliare tutto con degli orari rigidi. Cito le donne non perché siano loro a doversi occupare della cura ma perché guardando ai dati è proprio la popolazione femminile che ci rimette di più in termini di abbandono del proprio lavoro o richieste di part-time. Non si può lavorare per più di otto ore al giorno e la legge è molto chiara su questo, la differenza sta in come si può gestire l’orario di lavoro.
Per i lavori che lo permettono, è possibile che le persone lavorino secondo degli orari “personali”?
Questo è il cuore del lavoro agile. Avere la possibilità di gestire il tempo secondo le nostre necessità, in armonia con le esigenze degli altri. Ad esempio la mia mail si chiude dicendo: “Faccio lavoro agile, ti mando questa mail adesso, non sentirti in obbligo di rispondermi ora, ma quando tu stai lavorando”. Questo mi permette anche di mandare una mail di notte, senza esigere una risposta. Alcune aziende hanno dei software che avvisano che stai mandando una mail al di fuori dell’orario lavorativo, ci sono dei tool pensati proprio per “variabilizzare” il tempo con degli accorgimenti.
Che cosa devono fare oggi le aziende per rendere lo smartworking una pratica che funziona?
Questo momento storico è un momento di non ritorno, ha già cambiato il nostro modo di lavorare, e di vivere. Ha messo in discussione il modello patriarcale del lavoro, ha messo in crisi le capacità manageriali che non contemplano il non controllo. Nelle organizzazioni gli HR e il management devono cogliere le opportunità che si presentano nel cambiamento. Il lavoro agile fa bene alle persone e rende più produttiva ed efficiente l’azienda, ed è un valido alleato per combattere la mancanza di engagement dei lavoratori.