“La diversità vista dall’alt(r)o: una guida pratica alla comunicazione del futuro” | Speexx durante 4 Weeks 4 Inclusion

Una maratona di eventi dedicati alla diversità e all’inclusione. Sono quelli di 4 Weeks 4 Inclusion, iniziativa di Telecom, quattro settimane di incontri digitali organizzati da oltre 200 aziende in tutta Europa. In questo contesto si è svolto il webinar di Speexx: “La diversità vista dall’alt(r)o: una guida pratica alla comunicazione del futuro”. Una comunicazione, che verrà ma già esiste, sempre più inclusiva, che muove dall’analisi dei propri pregiudizi, consci o inconsci, e che scardina le tradizionali definizioni: se tutto è diverso, nulla è normale. Parlare di diversità però è ancora necessario, proprio per comprendere le “diverse normalità” che pure ci sono e tra loro dialogano.

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L’evento digitale, moderato dall’intellettuale e scrittore Paolo Di Paolo, è stato il luogo di incontro su questi temi per gli ospiti che hanno partecipato: Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista, Cathy La Torre, avvocata e attivista specializzata in diritto antidiscriminatorio, Stefano Ferri, scrittore, giornalista, imprenditore e cross-dresser, Witty Wheels, nome per Maria Chiara ed Elena Paolini, formatrici e blogger sulla giustizia sociale applicata alla disabilità, Luigina Mortari, professoressa ordinaria di Pedagogia Generale e Sociale all’Università di Verona.

“La diversità vista dall’altro implica uno spostamento di prospettiva”, esordisce Di Paolo, “presuppone la possibilità di guardarci con degli occhi di qualcuno che non siamo noi”. Per questo è fondamentale scegliere le parole per comunicare: “Spesso pensiamo che una parola valga l’altra, invece, le parole fanno la differenza nella rappresentazione dell’altro e quindi anche nelle nostre relazioni”.

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Dacia Maraini è d’accordo con Di Paolo: “Non esiste un pensiero senza linguaggio”. L’idea che il linguaggio si arricchisca sempre è alla base del suo veicolare messaggi, la strada è ancora lunga, dice Maraini, affinché la rappresentanza sia comprensiva, lo si vede per esempio nel genere. “Già se si è consapevoli di questo si possono fare dei passi avanti, se non lo si è si cade invece in questi meccanismi che non funzionano”. Il progresso, dice la scrittrice, “non è una linea dritta”, per questo occorre combattere sempre, “alcune conquiste possono essere perdute”, bisogna invece “stare sempre all’erta” affinché non si regredisca.

Il linguaggio, quindi, ha una ricaduta sulla realtà, sulla vita delle persone. Quando Cathy La Torre insegna D&I nelle aziende, dice sempre che “il cambiamento del proprio linguaggio è una naturale conseguenza quando si iniziano a vedere gli altri”. Anche le parole che non si utilizzano hanno un valore. La Torre si spiega meglio: “Se io continuo a chiamare al femminile una persona che sta facendo una transizione di genere al maschile, sto di fatto facendo una violenza su quella persona ed esprimendo un disappunto”. Le parole, inoltre, “hanno bisogno di prendere confidenza con la vita e questo succede quanto più le pronunciamo e ce ne appropriamo”, contro le proteste di chi dice che qualcosa “suona male”. L’avvocata, infatti, conclude chiedendo: “Chi siamo noi per giudicare le scelte e le vite altrui?”.

Speexx realizza progetti di formazione e valutazione linguistica blended a distanza per le aziende. Aiutiamo le grandi organizzazioni in tutto il mondo a incrementare la produttività attraverso il miglioramento delle competenze comunicative dei propri dipendenti.

Un passaggio che offre il contatto con l’esperienza di cross-dresser di Stefano Ferri. “I discorsi sui diritti civili, sull’antirazzismo, sulla legittimità ruotano attorno a un concetto fondamentale: siamo persone mentre le etichette ghettizzano”. Anche il cross-dressing è una questione di prospettive. “Siamo così abituati a vedere le donne che indossano capi ispirati al sesso maschile che non solo non ci facciamo più caso, ma nemmeno vi apponiamo l’etichetta di cross-dresser. Io sono costretto a utilizzare questa espressione, perché noi uomini con abiti femminili siamo molto pochi”. Tutti, conclude infatti Ferri “abbiamo la stessa dignità”.

Un impegno per la giustizia sociale intorno alla disabilità contraddistingue Witty Wheels, Maria Chiara ed Elena Paolini. “Innanzitutto le persone disabili vengono rappresentate quasi sempre da altri, per questo la comunicazione è ancora infarcita di stereotipi che derivano da una concezione irrealistica e sminuente della disabilità”, dice Elena. Un aspetto che pone l’accento su chi nella società ha il potere e a chi invece è negato. “Questo si traduce”, spiega Maria Chiara, “in una situazione sociale pessima per le persone disabili in Italia, dove sono comuni esclusione e segregazione”.

L’attenzione alle parole da usare, infatti, come spiega Luigina Mortari, è fondamentale per costruire lo spazio della vita pubblica. “In ogni momento, a seconda delle persone che incontriamo, il rispetto e la responsabilità chiedono azioni diverse per costruire un mondo comune e fare comunità”.

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