La nuova figura professionale che tutti cercano: il manager della felicità
Il lavoro ibrido non ha cambiato solo il modo (e i luoghi) in cui le persone lavorano ma ha anche fatto salire alle stelle la popolarità di nuovi ruoli aziendali che solo qualche anno fa avrebbero fatto storcere il naso. L’ascesa del Chief Happiness Officer, come quella del Director of Remote Work o dell’Head of Future of Work, è una tendenza in linea con i cambiamenti che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.
E tutte le aziende potrebbero prendere in considerazione di assumere qualcuno che di mestiere possa accompagnarle in una nuova era. Questa che è già presente, in cui lo smart working non è più un lusso per freelance o consulenti fortunati ma è un nuovo modo di vivere il lavoro per tutti. Proprio a partire da quel momento le porte di un nuovo mondo si sono aperte e la trasformazione digitale ha accelerato ancora di più il suo corso.
Perché abbiamo bisogno di nuove figure professionali
La (non più) “nuova normalità” si estende ben oltre il luogo di lavoro. Certo, il lavoro da remoto e ibrido sono l’anima pulsante di questo nuovo mondo. Ma questo cambiamento si è esteso ad altri ambiti. Così il ruolo del Facility Manager è stato aggiornato, il ruolo degli uffici è cambiato, sono nate nuove routine, abbiamo usato diversi mezzi di comunicazione.
È naturale che, con tanti cambiamenti, compaiano anche nuovi ruoli lavorativi. Così da un bisogno delle aziende è spuntata fuori una figura professionale: l’Happiness Officer. Una figura che prima non esisteva ma ora le aziende che ce l’hanno non capiscono come abbiano fatto quando non c’era. Questa figura è la persona che si occupa della gioia, della soddisfazione e della felicità dei dipendenti di un’azienda.
Chi è un Chief Happiness Officer?
Il Chief Happiness Officer (CHO) non è un giullare ma un professionista responsabile del benessere in azienda. Di solito riferisce all’amministratore delegato o al fondatore e si occupa di creare e perfezionare programmi che puntano a migliorare la soddisfazione, la motivazione e il benessere generale psicofisico dei dipendenti.
Il CHO ha spesso una formazione in Psicologia, Sociologia o in Management e gestione aziendale. Oltre alle hard skill organizzative, nel lavoro di manager della felicità sono molto importanti le soft skill, quelle competenze trasversali che permetteranno di collaborare con i diversi team e di ascoltare i bisogni dei lavoratori.
Che cosa fa un Chief Happiness Officer?
Che cosa fa ogni giorno nella pratica il Chief Happiness Officer? Alcuni dei “compiti” dei CHO sono i seguenti: coaching dei manager su come essere leader efficaci e creare un ambiente di lavoro positivo, sviluppare strategie di comunicazione che coinvolgano i dipendenti e li incoraggino a dare il meglio di sé, formare su come gestire lo stress e affrontare conversazioni difficili, organizza attività di team building, raccogliere i feedback dei lavoratori e utilizzarli per migliorare la cultura aziendale.
Un CHO insomma è la persona che ha come obiettivo quello di creare un ambiente che renda le persone felici di lavorare per la determinata azienda. Ormai si sa che la felicità va di pari passo con la produttività.
Un lavoro poco conosciuto in espansione
In Italia è una professione ancora poco conosciuta, anche perché i dati dicono che in tutto il mondo esistono solo 1.500 figure specializzate in “felicità”. Le aziende che hanno un manager della felicità, almeno negli Stati Uniti dove questa professione sta prendendo piede, sono per esempio McDonald’s, Google e Pixar.
Le aziende che hanno scelto di assumere un CHO hanno capito che i vantaggi di avere questa figura al loro interno non sono solo per i dipendenti ma per tutta l’organizzazione. Le statistiche danno ragione a questo assunto: non è il successo a generare la felicità, ma la felicità a generare il successo.