Il 29 novembre Speexx ha organizzato un webinar che esplora sfide, storie personali e strategie per promuovere la parità di genere e l’inclusività nel mondo del lavoro. Ecco alcuni dei momenti salienti.
È possibile andare davvero nella direzione dell’uguaglianza di genere e creare un ambiente di lavoro favorevole alle donne e al loro desiderio – e consapevolezza – di poter occupare posizioni di leadership contribuendo al benessere delle aziende e della società?
Di leadership al femminile Speexx si era già occupato nel webinar “Femminile futuro. Donne e leadership nel settore pubblico e privato”, venerdì 29 novembre ha deciso di approfondire ancora di più il tema con nuove ospiti e nuove esperienze nell’appuntamento online “Equilibrio al vertice: prospettive sulla leadership di genere in azienda”.
Un’occasione per esplorare le dinamiche della parità di genere sul lavoro attraverso i contributi di professioniste come Sarah Varetto, EVP Communications, Inclusion & Bigger Picture di Sky Italia, Francesca Panigutto, Head of Marketing & Communications di Fondazione Libellula e Aram Chantal Mbow, founder di Innovamey e presidente di Janghi Onlus, con la moderazione di Luca Maniscalco, responsabile marketing & comunicazione Fondazione UNIMI.
Un webinar che si è tenuto pochi giorno dopo la Giornata per la parità retributiva che, il 15 novembre, a 45 giorni dalla fine dell’anno, apre quel periodo in cui le donne che, come sappiamo, guadagnano meno degli uomini stanno simbolicamente, ma anche paradossalmente, lavorando gratis.
Protagonisti, nell’evento, oltre ai dati, esperienze personali e strategie per affrontare le sfide che ancora oggi impediscono alle donne di raggiungere posizioni al vertice.
Un incontro che non ha puntato l’obiettivo solo sulla parità di genere a livello morale, ma anche come necessità economica e culturale.
Molestie e disuguaglianza influiscono sulla leadership delle donne
Un impatto fondamentale sulla possibilità di fare carriera da parte delle donne ce l’hanno le molestie e le violenze di genere che si subiscono proprio sul luogo di lavoro.
La conferma arriva dalla survey L.E.I (Lavoro, Equità, Inclusione) di Fondazione Libellula che nel 2024 ha coinvolto 11.201 donne del mondo del lavoro, tra cui il 22% manager e dirigenti, provenienti da più di 140 aziende tra le più grandi d’Italia. Aziende che, come sottolinea Panigutto, si impegnano sì ad attuare delle buone pratiche, “ma poi bisogna vedere quando vengano realmente messe in pratica. Ci vuole, di certo, del tempo perché vengano assorbite nella cultura aziendale e riguardino la quotidianità di tutti noi”.
La fotografia che emerge è indubbiamente a tinte fosche: il 40% delle donne dichiara di avere subito contatti fisici indesiderati sul lavoro, con percentuali che aumentano tra le manager (47%) e le imprenditrici (54%). Oltre alle molestie fisiche, molte donne si scontrano con atteggiamenti sessisti, come essere interrotte frequentemente (succede per esempio con il mansplaining) o giudicate “aggressive” quando si dimostrano ambiziose e assertive. “Nella cultura a cui siamo abituati, se un uomo è ambizioso è tutto wow, sta facendo tutto bene, quando una donna è ambiziosa e vuole arrivare ai vertici, viene visto come da mettere al suo posto” commenta Panigutto.
Questi comportamenti non solo minano l’autostima, ma rallentano la crescita professionale e distruggono la consapevolezza. Senza dimenticare che a influire su tutto questo è anche il lavoro di cura sempre più appannaggio delle donne: come emerge dalla survey, 7 donne su 10 vedono rallentare il loro percorso di carriera quando sono madri o si occupano di parenti che non stanno bene. Percentuale che aumenta all’80% nel caso di manager e dirigenti.
“Questo non significa che è tutto negativo, ma bisogna lavorare per rendere più facile e paritario il percorso di crescita delle leader femminili. Lo reputo uno stimolo ed è il lavoro che fa la Fondazione con tutte le aziende, le associazioni e quant’altro, per migliorare questa situazione”, chiosa la manager di Fondazione Libellula.
La parità deve essere parte integrante della cultura aziendale
La parità di genere non si costruisce solo con buone intenzioni, ma richiede indubbiamente azioni concrete.
Sarah Varetto, che ha avuto il ruolo di direttrice di Sky Tg24 per diversi anni quando erano in pochi ad avere ruoli al vertice nel giornalismo, ha evidenziato come in quel campo, ma non solo, non si siano ancora fatti questi grandi passi in avanti. Anche se in Sky. negli ultimi 3 anni, c’è stata un’importante trasformazione del leadership team, oggi composto più da donne che da uomini e la stessa amministratrice delegata è appunto una donna.
”Dal punto di vista personale, mi ha aiutato sicuramente essere stata in un’azienda che già portava con sé una serie di valori positivi su questo terreno, oltre ad avere avuto una leadership al femmininile negli ultimi anni che ha spinto l’acceleratore su questi argomenti sia con fatti che con la cultura”.
È cruciale che l’impegno parta dalla leadership e si propaghi a tutti i livelli aziendali, affinché la parità diventi parte integrante della cultura lavorativa.
Burnout e carriera: la storia personale di Aram Chantal Mbow
E quanto il burnout può influire sulla propria carriera? Quanto colpisce in particolare le donne che anche oggi, sebbene la tecnologia progredisca continuamente, si trovano a dover trovare un continuo equilibrio, spesso da sole?
Durante il webinar Aram Chantal Mbow ha condiviso una testimonianza toccante e fortemente personale. Lavorando per anni in contesti ad alta pressione, con due figli e un terzo in arrivo che reclamavano la sua attenzione mentre lei – era il periodo della pandemia – era divisa tra telecamere e call, non ce l’ha fatta più: ha raggiunto un punto di rottura.
“Grazie al mio compagno e a mia madre. ho scoperto che si trattava di burnout, qualcosa che in quegli anni aveva colpito il 67% delle persone, oggi è il 48%, una percentuale comunque altissima. Le domande che mi ponevo erano universali: ‘Come si gestiscono i bambini quando si lavora a tempo pieno? Come abbracciare la maternità senza che sia una rinuncia? Come non sentirmi sola e pazza?”.
Da allora Aram Chantal Mbow ha deciso di esporsi in prima persona, di “partecipare” per raccontare la sua storia di sofferenza, rispondere a chi chiedeva se questa fosse la normalità, pretendere un congedo di paternità che fosse davvero tale, essere in prima linea per andare contro tutti gli stereotipi e contro la scarsa attenzione che a volte si ha verso le difficoltà di una madre. Si è rimessa in gioco nei 2 anni successivi trasformando la sua passione per l’innovazione e la tecnologia in un impegno per la sostenibilità per tutti, oggi e per le future generazioni.
“Ho capito che la partecipazione vive dei momenti feroci e dolci che abbiamo dentro, delle storie di principesse che riscriveremo tutti e dell’emozione che ci sale ogni volta che una nuova legge o policy per la parità viene approvata”.
La sua storia mette in luce quanto sia importante riconoscere i segnali di esaurimento e sostenere le dipendenti, in particolare madri, con politiche che promuovano il benessere mentale e le aiutino davvero nella quotidianità.
L’occupazione femminile può aumentare il PIL del 10%
Al di là di situazioni personali, il ruolo delle donne nel mercato del lavoro italiano è cruciale, ma continua a essere limitato. Sarah Varetto ha evidenziato come la perdita di posti di lavoro colpisca in modo sproporzionato le donne e i giovani, sottolineando il peso che le prime devono spesso affrontare in queste situazioni.
Ha ribadito l’importanza di creare condizioni che permettano alle donne di conciliare carriera e famiglia, promuovendo atteggiamenti positivi verso la loro partecipazione al lavoro. Condividendo la sua esperienza personale, ha riconosciuto il valore del sostegno familiare, come quello ricevuto da sua madre che, proprio a cavallo della sua maternità, aveva smesso di lavorare per andare in pensione. “Un aumento dell’occupazione femminile in Italia al livello medio europeo potrebbe incrementare il PIL del 10%”, ha ricordato.
Affrontare la solitudine e il giudizio sul posto di lavoro
Molte donne in posizioni di responsabilità si sentono isolate, come ha descritto Aram Chantal Mbow. Francesca Panigutto ha aggiunto la sua esperienza, raccontando di come si sentisse sola perché spesso veniva giudicata per il suo abbigliamento o interrotta nei meeting. Questo senso di solitudine, ha ricordato, è una barriera emotiva che può essere abbattuta solo attraverso una rete di supporto.
Le aziende devono promuovere un dialogo aperto e creare spazi dove le lavoratrici possano sentirsi ascoltate e rispettate. La solidarietà tra colleghi e l’empowerment delle donne sono strumenti potenti per contrastare il giudizio e l’esclusione. Francesca Panigutto ha sottolineato il potere dell’ascolto come primo passo verso il cambiamento. Le aziende devono comprendere le esigenze specifiche di dipendenti con background diversi, offrendo soluzioni personalizzate e rispettose.
Le grandi imprese possono essere un modello per le PMI
Le grandi aziende possono fare da modello per le PMI adottando best practice che siano replicabili. “Le grandi”, ha aggiunto Francesca Panigutto, “possono essere di ispirazione per le PMI: grazie a budget e forze economiche diverse possono attuare delle pratiche che magari non sono raggiungibili dalle piccole e medie imprese, ma che queste9 possono riportare nel loro piccolo contesto con grandissimi risultati. Non dimentichiamoci che le PMI sono delle comunità vere e proprie quindi si crea anche un tessuto diverso rispetto alle grandi, hanno anche un’influenza sul territorio”.
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