Oltre la resilienza: una lista di competenze e risorse che come HR-Mum Manager ho sviluppato in un anno di pandemia
Dopo i primi mesi in cui risuonava come un mantra, ormai la parola resilienza viene accolta con una certa insofferenza. In effetti nel momento in cui è scoppiata la pandemia di Covid-19, la gran parte di noi si è sentita in dovere di reagire nel migliore dei modi e trovare dentro di sé le risorse necessarie ad affrontare una situazione nuova e inaspettata, che nessuno sapeva come affrontare.
E ora? È passato più di un anno dall’inizio di questa emergenza e da allora abbiamo messo a dura prova tutte le nostre capacità di rigenerarci, reinventarci e resistere. A questo punto è forte la voglia di tornare se non proprio alla vecchia normalità, a qualcosa che le assomigli. Per quanto mi riguarda, la resilienza ha passato il testimone alla sopravvivenza – non mi interessa più uscirne da eroina, ma quanto meno riuscire a prenotare 10 giorni di vacanza ad agosto e senza grandi pretese sulla destinazione, a questo punto va bene tutto!
Però guardando all’altra faccia della medaglia, in questo ultimo anno sono senza dubbio riuscita a sviluppare competenze nuove e a utilizzare risorse che ignoravo di avere. Ecco il mio personale elenco di ciò in cui credo di essere migliorata, e che intendo portare con me anche quando l’emergenza sanitaria sarà terminata.
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Come HR Manager:
– Avere un sincero e premuroso interesse per come stanno i colleghi e le colleghe, cercare di comprendere le necessità anche inespresse e per quanto possibile supportare.
– Gestire da remoto tutte le attività HR, inclusi il recruitment e l’onboarding del personale. Non solo è fattibile, ma può funzionare decisamente bene, adattando i processi.
– Continuare a formarsi, informarsi e fare networking attraverso le piattaforme social e le online community. Le risorse e le modalità sono infinite, la voglia di confrontarsi e condividere è aumentata e non credo si tornerà più indietro.
– Mostrarsi umani, non temere le incursioni della vita privata nel contesto lavorativo. In fondo siamo tutti sulla stessa barca e la pandemia ce lo ha ampiamente dimostrato.
Come mamma di due bambini piccoli:
– Si può fare. Passare molto tempo assieme in spazi limitati, sopportarsi a vicenda, ridere e scherzare nonostante stanchezza e preoccupazioni.
– Sfruttare le innumerevoli potenzialità di ciò che è a portata di mano, ad esempio il parco dietro casa: lo abbiamo vissuto in ogni stagione e con qualsiasi condizione climatica, ne abbiamo raccolto le foglie e i fiori, esplorato e fatto i pic-nic. Il modo migliore per svagarsi e imparare senza dovere per forza acquistare prodotti o esperienze impacchettate da altri.
– Non bisogna sempre cercare di essere perfetti. Ogni tanto è consentito non preparare il pasto cucinato ben equilibrato né premurarsi che i bambini mangino una quantità sufficiente di verdure. Ci sono le sere in cui ci si può concedere la formula “pigiama party”: tavolino davanti alla tele con i cartoni, un po’ di pizza, ovviamente pop-corn e poi a letto. Mentre mamma e papà sorseggiano del buon vino al tavolo della cucina, godendosi il silenzio…
– Ma soprattutto: loro sono la mia forza. Apparentemente avevano bisogno di me più di prima, non potendo frequentare gli asili. E invece sono io che ho tratto da loro la forza di affrontare giorno per giorno, a volte addirittura con leggerezza, ciò che stava succedendo.
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Non è andato tutto bene, anzi. Però possiamo uscirne fortificati, questo è sicuro.
E a proposito di leggerezza, come dice Italo Calvino: “Prendete la vita con leggerezza, ché leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”.