In questi tempi di pandemia e Covid, soprattutto chi ha figli in età scolare vive appeso ad un filo e sempre sul chi va là, pronto a riprogrammare la propria agenda lavorativa per venire incontro all’ennesimo imprevisto o piano saltato. Ciò comporta non poco stress, che spesso – purtroppo – impatta per lo più sulle donne. Ho scoperto che questo tipo di stress dato dal “pensare alle cose da fare” ha un nome, gli inglesi lo chiamano Mental Load.
Il concetto di Mental Load è stato per me deflagrante, tipico di quelle idee che ti girano in testa e a cui non riesci a dare un nome; poi scopri che qualcuno lo ha verbalizzato e tu senti il concetto talmente tanto tuo, da stupirti di non esserci arrivata prima.
Andiamo per ordine: qualche mese fa mi sono imbattuta nei Comics di Emma “You should’ve asked”, che illustrano in modo brillante il concetto di Mental Load – in italiano, Sovraccarico Psicologico. In breve, nella nostra cultura la gran parte degli impegni della famiglia sono sotto la responsabilità delle donne, le quali si trovano ad essere non solo “Project Manager”, ma anche esecutrici di un infinito numero di più o meno piccole attività quotidiane. Al contrario, nei luoghi di lavoro di solito chi gestisce delega l’operativo e viceversa, chi esegue non deve portare il fardello di pianificazione, programmazione e controllo.
Per fortuna a casa sono sempre di più gli uomini che supportano, ma il grosso del peso delle responsabilità domestiche e pensieri correlati, oltre che dei compiti operativi, continua a gravare sulle donne. Quali sono le conseguenze? Il Mental Load, oltre ad essere fonte di stress, si ripercuote sulle performance lavorative, essendo molto comune per i dipendenti gestire parte delle incombenze private in orario lavorativo, o comunque non riuscire ad avere la mente completamente libera da esse mentre si lavora. È inevitabile che il lavoro venga rallentato e il raggiungimento degli obiettivi venga compromesso, soprattutto ora che lo Smart Working è così diffuso e visti i tempi difficili che stiamo attraversando. Poiché il Mental Load grava prevalentemente sulle donne, di fatto esso rappresenta un invisibile – pertanto più subdolo – ostacolo alle loro carriere.
La domanda sorge spontanea: come può la funzione HR supportare le donne nella gestione di questo gravoso carico e agevolare una effettiva parità di genere nelle carriere? Qualche spunto:
- Efficaci sistemi di Welfare Aziendaleche supportino nella gestione delle incombenze quotidiane;
- Congedi parentali extra per i padri,fondamentali per far sì che gli uomini sin dalla nascita dei figli si abituino a condividere compiti e responsabilità;
- Pillole formativeche diffondano nuovi modelli culturali, improntati ad una reale condivisione di responsabilità ;
- Supporto psicologicoper la gestione dello stress;
- Percorsi di coachingche aiutino a trovare nuove strategie organizzative e a gestire positivamente le inevitabili tensioni famigliari;
- …
Quali altre best practice aggiungereste alla lista? Concordate che il Mental Load abbia un reale impatto sulle carriere al femminile?
Credit: Emmacliten
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