Quattro cose che la tua azienda può fare per il benessere psicologico dei dipendenti più giovani
Nelle aziende italiane una persona su due soffre di ansia e l’80% ha sperimentato almeno un sintomo correlato al burnout. Sono soprattutto i giovani a essere più colpiti: addirittura un under 34 su due lascia il lavoro per motivi legati alla propria salute psicologica.
Nel mondo le cose non vanno meglio. I nuovi dati del Sapien Labs’ Mental Health Million Project, che ha intervistato 48.000 giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 24 anni in 34 nazioni, rivelano che quasi la metà dei giovani adulti ha sperimentato un declino della salute mentale durante il secondo anno della pandemia e che la capacità di relazionarsi e interagire con gli altri è stata compromessa in oltre la metà dei giovani adulti di tutto il mondo.
Nonostante la cresciuta attenzione e consapevolezza sul tema, è diventato un imperativo per i leader fare di più per sostenere i giovani dipendenti in questi tempi di instabilità. Ecco quattro impegni che l’organizzazione può assumersi per sostenere una generazione in questo momento vulnerabile.
1) Mettere la salute mentale al centro dell’attenzione
Secondo LinkedIn, il 66% della generazione Z desidera una cultura aziendale basata sulla salute mentale e sul benessere. I leader devono fare la loro parte: se la leadership non dà priorità alla salute mentale, non lo farà nessun altro. Il rapporto 2022 di Wellable Labs sul benessere dei dipendenti ha rilevato che il 90% dei datori di lavoro ha dichiarato di aver aumentato gli investimenti in programmi di salute mentale, il 76% ha aumentato gli investimenti in programmi di gestione dello stress e il 71% ha aumentato gli investimenti in programmi di mindfulness e meditazione.
Una cultura basata sulla salute mentale e sul benessere va oltre l’offerta di un’app per la meditazione, infonde salute mentale in tutta l’organizzazione attraverso politiche e programmi che si prendono cura delle persone.
2) Fare dell’onboarding un esercizio di costruzione della comunità
L’onboarding dei dipendenti è l’occasione per mostrare ai nuovi assunti l’aspetto di una cultura di sostegno e benessere reciproco. Per molti giovani dipendenti, l’onboarding potrebbe essere la prima o la seconda esperienza in un contesto professionale. È molto importante, soprattutto in una forza lavoro da remoto o ibrida, che l’onboarding crei un momento di sostegno.
L’onboarding non consiste tanto nel fornire informazioni sull’azienda, quanto nel permettere ai nuovi dipendenti di conoscersi e fare domande in un ambiente sicuro e solidale. Non è il momento di leggere un manuale di formazione di 234 pagine, è un esercizio di costruzione della comunità in cui i dipendenti possono anche stringere nuove amicizie.
3) Sostenere i giovani talenti con il coaching
Secondo il 2021 Employee Well-Being Report di Glint, avere opportunità di apprendimento e crescita è oggi il primo fattore che, secondo le persone, definisce un ambiente di lavoro eccezionale. Uno strumento essenziale per l’apprendimento e lo sviluppo è la mentorship, che rende più facile per i talenti di nuova generazione assicurarsi opportunità di sviluppo personale e professionale.
Un altro modo per sostenere i giovani talenti è il peer coaching, un processo in cui due colleghi si aiutano a vicenda a riflettere sulle esperienze vissute, a offrire supporto, a costruire nuove competenze. Nel suo Workforce Purpose Index 2022, la piattaforma di peer coaching Imperative ha rilevato che quasi la metà (46%) degli intervistati ha dichiarato di avere difficoltà a farsi degli amici sul lavoro e più della metà (57%) ha detto che i loro manager non li aiutano.
4) Scambiare il tempo dello schermo con il tempo della connessione
Poiché la pandemia ha inaugurato la necessità – e la popolarità – del lavoro a distanza e ibrido, che richiede sempre più tempo allo schermo per i giovani lavoratori (e di tutte le età). Sempre secondo Sapiens Lab, da un lato, la stragrande maggioranza dei dipendenti della Gen Z (77%) preferisce politiche di lavoro flessibili, dall’altro, sente la mancanza di un contatto diretto con gli altri e la sensazione di perdere potenziali opportunità di mentorship e di sviluppo della carriera non essendo fisicamente vicini al proprio manager o ai colleghi.
Gli incontri di persona e offline sono fondamentali, soprattutto per l’onboarding e per i ritiri dei team. I ritiri mensili, trimestrali o annuali del team presso gli uffici o le sedi distaccate dovrebbero privilegiare le attività di team building e di connessione umana rispetto alle presentazioni in PowerPoint e alle presentazioni strategiche dei dirigenti.