Sbagliando s’impara? L’elogio dell’errore secondo Valentina Tosetti – Head of Corporate Learning in Prometeon
La prima volta che ho visto la Torre di Pisa era notte. Eravamo stati a cena in un ristorante lì vicino e avevo insistito per andare a vederla subito, lontano dalla folla di turisti che sapevo sarebbero stati lì il giorno dopo in un gioco di prospettiva continuo con la Torre che diventa, scatto dopo scatto, un gelato, un qualcosa da sorreggere, una colonna a cui appoggiarsi. Quella notte, invece, sola in mezzo al grande prato verde, la Torre mi comunicava un senso di meraviglia: lì di fronte a me, sembrava dirmi, eppure non cado.
A questo pensavo quando Claudio Cattaneo, Digital Learning Advisor di Speexx, ha citato la Torre di Pisa nella sua introduzione al webinar di Comunicazione Italiana dedicato all’elogio dell’errore: “Se guardate la Torre di Pisa è evidente che qualcosa è andato storto” ha detto Cattaneo “Da un errore è venuto fuori un qualcosa che è meraviglioso e ci invidiano in tutto il mondo. Senza errori, poi, non avremmo nulla da imparare”. È un ignoto che bisogna correre il rischio di accettare, soprattutto quando si fa innovazione. Valentina Tosetti, Head of Corporate Learning & Development and Communication di PROMETEON, la startup nata dal Gruppo Pirelli, racconta la sua esperienza di HR che si è trovata di fronte a un errore e da qui è dovuta ripartire.
L’imperfezione ci rende unici
“L’errore in azienda è visto ancora con paura. Le persone, a ogni livello, passano più tempo a coprire le proprie mancanze che a riconoscerle e a formarsi per colmarle” dice Tosetti. “Far pace con l’imperfezione è ancora lontano dalla cultura media delle persone, figurarsi delle organizzazioni. Nelle culture organizzative siamo ancora statici, facciamo fatica a vedere e a mettere in atto la capacità di leggere la realtà che solo l’errore può generare. La consapevolezza e la vulnerabilità, sono due elementi di leadership importanti, perché saperci fallibili ci mette nelle condizioni di prevenire i rischi e di imparare più velocemente dai nostri sbagli. Se acquisiamo questa consapevolezza, l’errore ci si rivelerà per quello che in realtà già è: un passo del miglioramento”.
Sbagliando si impara?
“No, sbagliando ci si deprime” dice Tosetti. “Non ci piace sbagliare, ma c’è una verità importante. Chi fa delle cose, sbaglia. L’errore è insito in ogni processo, senza l’uno non ci può essere l’altro. Da piccoli questo processo è automatico, da adulti non lo è più. Nelle organizzazioni ci fermiamo al momento della caduta, senza andare a indagare cosa succede dopo. Lo sapevate che la parola errore deriva da errare, che significa vagare? Ce lo insegnano anche le favole: quante cose non avrebbe imparato Cappuccetto Rosso se quel giorno, nel bosco, non avesse sbagliato strada. Nelle organizzazioni, invece, non siamo più abituati all’osservazione, siamo tutti accelerati, abbiamo tante cose da fare e la pandemia ha aumentato lo stare dentro al vortice. Se ti fermi, valuti, altrimenti è difficile. Quando impariamo? Quando, guardandoci indietro, ci fermiamo a valutare il nostro vissuto”.
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Questo pazzo 2020: la storia di Prometeon
“L’anno scorso Prometeon affronta la sfida di passare da business unit a headquarter italiano” racconta Tosetti, “Una sfida importantissima per noi HR, partita dopo una prima fase di turbolenze ed errori. Il nostro obiettivo era dare un’identità all’azienda, verso l’esterno e soprattutto verso l’interno. A fine del 2019 abbiamo annunciato un piano triennale di progetti e processi con al centro del progetto “pro-people” per definire il nuovo DNA dell’azienda. Facciamo interviste e focus group coinvolgendo cinquecento persone nel mondo per farci dire come pensano il futuro. Poi è arrivato il 2020. Lo abbiamo vissuto tutti e abbiamo gestito l’imprevisto.
Ma il modo che avevamo trovato non funzionava. Allora, abbiamo avuto il coraggio di fermarci, dopo aver annunciato un piano triennale. Non è stato facile, abbiamo iniziato a osservare e ad ascoltare le persone. Da qui sono nate due esperienze meravigliose: Get fit for the future, un palinsesto formativo, da cui è nata l’amicizia con Speexx, con ricaduta globale, un investimento in engagement sulle persone. E le persone si sono messe a disposizione di fare formazione. Tutto ha avuto successo? Non sempre. Il fallimento nelle aziende e quando quello che avevi programmato non funziona. Che succede di solito? Ci ostiniamo e andiamo avanti. Invece, è la costante osservazione di ciò che non funziona a essere davvero utile. La seconda esperienza è ancora in corso e si basa su tre principi: flessibilità, responsabilità e people care. Abbiamo scoperto cosa serviva alle persone e abbiamo deciso di puntare sui valori per fare innovazione. È ancora in corso e lo abbiamo creato chiedendoci: come si migliora attraverso analisi degli sbagli?